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usura

Stritolato dagli usurai, a cui si era rivolto per “ripartire” dopo sette rapine in sette giorni alla sua tabaccheria, trova la forza di denunciare gli aguzzini ma perde comunque, perché i fornitori non si fidano più di lui.

Succede a un imprenditore cinquantenne di Mascalucia, nel Catanese. Pur essendo stato inserito tra i beneficiari del Fondo di solidarietà per le vittime di usura, niente da fare: Snai, Sisal, Lottomatica e altre società (per lo più concessionari dello Stato, per intenderci) gli hanno bloccato ogni servizio, condannandolo senza appello alla chiusura. Se vi aspettavate una storia a lieto fine avete sbagliato Regione, o forse Stato.

Del resto, in un Paese civile ed efficiente i fornitori si sarebbero informati sulle regole imposte ai soggetti a cui spetta il Fondo di solidarietà, e avrebbero scoperto di non correre alcun rischio economico. Ma tanto chi se ne frega: chi se ne frega se un uomo di cinquant’anni è costretto a chiedere i soldi al padre quasi novantenne; chi se ne frega se passa la regola che l’onesto la prende sempre in saccoccia; chi se ne frega se dopo aver letto storie del genere, il popolo si allontana dall’idea di legalità per rifugiarsi nelle logiche mafiose. Un popolo simile sempre più all’asino: utile, paziente e bastonato.