Un giovane cantante catanese, Lorenzo Fragola, vince la finale di uno dei più seguiti reality canori d’Italia. Si scatena la ressa: folla di sostenitori, annunci a tutto spiano sull’orgoglio cittadino rigenerato, campagne mediatiche senza precedenti.
Fosse sempre così, mi permetto di aggiungere. Il problema è che la Sicilia, suo malgrado, non conosce le mezze misure. O finisce sotto i riflettori per le sue eccellenze (cantanti, miss e ogni tanto qualche scienziato), o per la sua malvagità; per gli efferati omicidi e le sue cento disgrazie. Non a caso Camilleri è diventato un cult con il suo Montalbano. Bene e male, bianco e nero. In mezzo ci sta un limbo di insofferenza, cialtronismo, menefreghismo, assenteismo. In mezzo ci stanno i falsi invalidi e i furbetti del quartierino.
Una somma di fattori che produce disservizi, che penalizza le nostre risorse, che dà all’esterno una immagine di terzo mondo da colonizzare. E così si parla di noi solo quando scoppia il caso della “mamma assassina” (già condannata da tutti, ma non da un tribunale) o di Lorenzo Fragola, vincitore di X-Factor. Tra le due notizie, chiaramente, preferisco quella che riguarda il cantante. Se non altro, Lorenzo ha convinto i giudici più spietati: quelli del telecomando.