Non so perché, ma quando sento di appartenenti alle forze dell’ordine che non rispettano il giuramento fatto allo Stato e ai cittadini onesti, sfruttando la propria divisa per arricchirsi, ho come l’impressione che è tutta la società ad aver fallito.
A Catania un ispettore del nucleo tributario della Guardia di Finanza (uno degli addetti, per intenderci, alle verifiche fiscali) è stato arrestato con l’accusa pesante di aver “ammorbidito” i controlli nei confronti di una società in cambio di denaro. Cinquemila euro per l’esattezza. Lontano da chiunque l’idea malsana che un soggetto “marcio” sia l’espressione di un intero apparato corrotto. A riprova dell’esatto contrario, infatti, la Procura di Catania ha affidato agli stessi finanzieri l’indagine sul collega infedele.
Mi viene in mente la celebre frase “chi custodirà i custodi?”, citata da Platone e da Giovenale nelle sue satire. Custodi esposti spesso alla tentazione del guadagno facile in una società in crisi; custodi disillusi e a volte spregiudicati. Custodi che infangano il lavoro di altri colleghi che indossano divise onorevoli da 1300 euro al mese. Oggi come ieri, la figura di Giuda è presente e viva: ai tempi di Cristo servivano 30 denari. Oggi basta un Rolex, o una mazzetta da 5mila euro, per voltare le spalle alla propria dignità e al proprio Paese.