“Vengo a portare un messaggio di fiducia alla Sicilia”, dice il premier Matteo Renzi in visita a Catania come se portasse il lieto annuncio. Del resto siamo in clima natalizio e il Presidente viene visto da molti come un Messia.
Ma dai proclami ai fatti passa molta acqua sotto i ponti. La Sicilia ha bisogno di risposte da questo governo: il tasso di disoccupazione sull’isola supera abbondantemente il 20% e la cifra quasi raddoppia se ci limitiamo a inquadrare la disoccupazione giovanile. Le problematiche delle periferie sono tante e serie, anche se Renzi non supererà il salotto buono della città e a Librino non metterà piede. Non parliamo delle condizioni in cui sono ridotte certe scuole, al limite dell’inagibilità.
Caro Presidente, lo slogan dell’ottimismo l’abbiamo già sentito in TV e ce l’ha ricordato in vent’anni di politica un altro tuo collega, ora impegnato in altri tipi di servizi sociali. Alla Sicilia importa poco se tu sei il nuovo che rottama il vecchio; ai siciliani interessa il pane, il lavoro e la dignità. Quella che abbiamo perso a suon di bunga-bunga a nostre spese.
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