In tempi di crisi nulla è certo, nemmeno la legge. Nel caso specifico, la famosa legge Merlin del 1958 che abolì di fatto le case di tolleranza in Italia e con esse ogni forma di regolamentazione fiscale per il mestiere più vecchio del mondo.
Ma niente paura: spulciando tra le cronache nazionali (e nemmeno troppo recenti) scopriamo che nella godereccia Rimini gli esattori del fisco hanno superato cinquant’anni di dibattiti politici imponendo a quattro lucciole di aprire una partita iva. Nessun problema anche quando si è reso necessario inquadrare le mansioni delle lavoratrici, che secondo i voraci uomini dell’Agenzia delle Entrate rientrerebbero alla voce: “altri servizi alla persona”. Per intenderci, la stessa categoria nella quale sono censiti i cartomanti, i lustrascarpe e i tatuatori.
Secondo il fisco, dunque, la prostituzione è un lavoro, e come tale va trattato. La Cassazione sembra pensarla alla stessa maniera, ma il Parlamento, rivela l’Espresso, ha ben 10 disegni di legge in materia impantanati nelle commissioni di Camera e Senato. Se questo non è un bordello...