Da giorni l’opinione pubblica è bombardata da messaggi ambigui, spesso velenosi, talvolta fuori luogo, sulla presunta inchiesta che coinvolgerebbe alcune ONG e una frangia di trafficanti di uomini, accusati di essere in combutta per alimentare il lucroso business dell’immigrazione clandestina.
Al centro della bufera, le dichiarazioni del procuratore capo di Catania, Carmelo Zuccaro, che non ha fatto altro che accendere un faro su una serie di evidenze. Prove raccolte da servizi segreti ed investigatori stranieri che attesterebbero strani e inquietanti “contatti” tra i mercenari e certe ONG ma che purtroppo non sono utilizzabili in un processo in Italia. Lo “sgambetto” di Zuccaro al finto perbenismo è stato visto da qualcuno come una esibizione immotivata. E del resto è più facile fissare il dito mentre il dito indica la luna.
Perché dovremmo ammettere che dietro l’apparente “missione” di certe società potrebbero celarsi strani interessi; perché dovremmo chiederci come fanno certe ONG, sulla carta alimentate solo da donazioni private, a spendere fino a 400mila euro al mese; perché dovremmo domandarci come mai da certe navi di salvataggio partano chiamate agli scafisti. Non sarà mica ET che telefona a casa. Forse è qualcos’altro. Ma sembra interessare a pochi.