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Un giovane studente ragusano costretto dai bulli a denudarsi in pubblico davanti a una adolescente alla fermata del bus. Storie di ordinaria vessazione che in Sicilia si susseguono, nonostante il contrasto al bullismo sia una battaglia particolarmente sentita a livello istituzionale e sociale nell’ultimo periodo.

In parole povere: il giusto messaggio finalmente passa, ma il mondo dei giovani, che vive di YouTube e Facebook, lo recepisce poco e male. La logica perversa è sempre la stessa: individuare la preda debole su cui accanirsi e magari – come è successo ultimamente a Ragusa – umiliarla con un video condiviso sui social network o sulle chat dei cellulari.

Mezzi di comunicazione usati come armi, che isolano il debole invece di collegarlo alla collettività; che amplificano i divari e annientano le vittime. In un’età delicata, quale è quella dell’adolescenza, ci vorrebbe più umanità. E quella non si impara su internet.



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