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Ribalza di giornale in giornale, conquistando anche qualche riquadro nella stampa nazionale, la vicenda che ha come protagonista una bambina di 11 anni, figlia di un sorvegliato speciale, che pensando di fare un favore alla famiglia ha avvertito telefonicamente la madre dell’arrivo imminente dei carabinieri, consigliando di buttare la droga custodita in casa.

Peccato per la piccola, e per i genitori, che i carabinieri immaginassero già tutto e che la chiamata sia stata ricevuta in vivavoce alla presenza dei militari. Cronaca a parte (il padre è finito in carcere e la madre è stata denunciata), da questa storia non può che emergere la desolante condizione dei figli costretti a subire le inclinazioni delinquenziali dei genitori.

Vittime doppiamente, perché crescono con una concezione distorta di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, e nel frattempo soffrono il distacco dai propri cari, attribuendo magari la colpa alla legge o alle forze dell’ordine. La vicenda è triste perché anticipa l’odio di un bimbo per lo Stato, se lo Stato non interviene in tempo.



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