Fiumi di cocaina nella Palermo non dei sobborghi ma dei salotti eleganti; negli studi di medici rispettabili; di avvocati e persino di magistrati. Ma anche a casa di poliziotti e piloti di aereo. Le ultime indagini sul traffico di stupefacenti nel capoluogo siciliano raccontano anche questo.
Raccontano di chiamate continue ai pusher per la consueta dose prima di entrare in sala operatoria; prima del processo importante; prima del turno di notte. Raccontano di controllori che chiedono aiuto ai controllati invece di stargli col fiato sul collo. Un paradosso crudo e reale, al punto da allarmare gli organismi di categoria e gli ordini professionali (primi fra tutti avvocati e medici), che hanno chiesto i nomi dei propri iscritti e valutano pesanti sanzioni disciplinari.
Nel lungo elenco dei colletti bianchi in fissa per la coca ci sarebbe anche un giudice, sorpreso a Palermo il 3 febbraio scorso in compagnia di un noto spacciatore con cui aveva preso prima accordi per telefono. Beccato dai poliziotti insieme al pusher, avrebbe tirato fuori il tesserino per identificarsi. Ma a quanto pare non è servito.