Da giorni sul web viene rilanciato il manifesto pubblicitario ideato da un tour operator trapanese che invita i turisti a visitare "alcuni dei luoghi più interessanti e famosi legati alla storia della mafia siciliana". L’enfasi della pubblicità, e l’accostamento tra le parole “mafia” e “tour” hanno fatto fin da subito storcere il naso a molti.
Dal canto suo, l’ideatore si giustifica dicendo che in realtà il suo sia un percorso “culturalizzante”, e che l’obiettivo sia quello di spiegare ai turisti che la mafia ha una dimensione certamente non affascinante o romantica come invece appare da certi film, primo tra tutti Il Padrino. Vero che sia oppure no, sembra che l’iniziativa stia avendo un successone. Ma su questo non avevamo dubbi.
Perché, se i luoghi divenuti celebri per singoli delitti attirano l’attenzione morbosa della gente (non a caso il comico e regista Maccio Capatonda ci ha realizzato su un film), non può essere da meno per i luoghi di mafia, che nella logica dello straniero ci rappresentano e ci identificano come un popolo complice e succube. Peccato solo non evidenziare che molte stragi di mafia siano dimostrazione dell’esatto contrario: del sacrificio, cioè, di piccoli e grandi eroi che combattevano la mafia e i suoi luoghi comuni. Ma questo brand è meno redditizio.