Come ebbi a dire già in passato, purtroppo, la spazzatura fa notizia. Siamo figli dei nostri tempi: tempi in cui chi oltraggia la statua di un santo – soprattutto se il santo in questione si chiama Agata e se tra pochi giorni si celebrerà la sua festa – sa che ben presto si parlerà di lui.
Perché internet è un grande quartiere che racconta il peggio della nostra cultura: spesso lo fa per informare, altre volte per indignarsi, altre ancora per catturare visite. Il contraltare sta nel fatto che gli artefici di un gesto spregevole adesso si stiano crogiolando di essere loro, ancora una volta, la notizia. Dietro la vergogna sacrilega di un altarino sporcato per la seconda volta in due anni, non credo ci sia ostentazione di ateismo ma piuttosto il voyeurismo perverso di chi attende solo una reazione dal pubblico, per poi vantarsene con gli amici.
Il fatto in sé, lo sa bene chi conosce la fede, non tocca l’imperturbabilità di un santo ma solletica la subcultura che abbiamo coltivato in questi anni. Quella che induce gli stupidi a osare oltre il consentito, pur di elemosinare un briciolo di attenzione che in ogni caso, da inutili idioti quali sono, non meriterebbero.
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