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Il giovane Giovanni Cupidi, che da 30anni è paralizzato dal collo in giù e lotta per la salvaguardia dell’assistenza domiciliare, viene convocato a Palermo dall’assessorato regionale alla famiglia.

Lui, che certo non si piange addosso - e che sa che deve lottare per non farsi ridurre il servizio di assistenza da trenta ore settimanali a solo una -, si sveglia alle 7 e da Misilmeri raggiunge il “palazzo del potere” entro le 11, come concordato. Risultato? Non c’è nessuno ad accoglierlo. Incontro cancellato per una serie di “sfortunate coincidenze”, tra raffreddori dei dirigenti e un imprevisto personale dell’assessore regionale, costretto a dare forfait all’ultimo minuto. Il breve racconto, pubblicato dall’edizione palermitana di Repubblica, non può non lasciare un senso di amaro in bocca.

Da sempre siamo abituati a una acuta dose di menefreghismo politico e istituzionale, ma arrivare a questi livelli mi sembra veramente offensivo. Offensivo per Giovanni Cupidi, che ci ha messo 4 ore per arrivare da Misilmeri a Palermo; che un raffreddore potrebbe pagarlo veramente caro e che certamente ha impegni personali più importanti di quelli dell’Assessore. Primo tra tutti, la lotta per la sopravvivenza.



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