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In un mondo puramente ideale, una macchina giudiziaria efficiente dovrebbe andare a braccetto con una struttura all’avanguardia: aule capienti, architettura a norma, spazi consoni a gestire un carico notevole di lavoro.

E invece no. A Marsala, primo Tribunale per efficienza in Sicilia e tra i primi dieci in Italia (fonte Ministero della Giustizia), ci si arrangia alla meno peggio in una sede temporanea. Direte voi: pazienza, non è il primo caso al sud e non sarà nemmeno l’ultimo. Eppure c’è un dato che indispettisce, e cioè che una struttura nuova e capiente esiste: ultimata nel 2014, è costata 13milioni di euro, si estende per 14mila metri quadrati ma non può essere utilizzata. Pare infatti che le menti brillanti che l’hanno realizzata abbiano commesso errori grossolani: nelle aule d’udienza ci sarebbero pilastri portanti in mezzo alla sala (solo successivamente rimossi); le stanze dei magistrati sarebbero state concepite senza finestre e, non da meno, gli spazi esterni sarebbero così ampi da creare problemi di sicurezza.

Una ciofeca bella e buona, insomma. Anche se l’amministrazione marsalese si è sempre difesa dicendo che il progetto è stato approvato e autorizzato da tutti gli organi competenti. Possibile che nessuno si sia accorto prima di così tanti errori madornali? Pare di no. Probabilmente perché i 13 milioni di euro non li hanno tirati fuori loro ma i contribuenti, così come i 200mila euro l’anno di affitti pagati per le sedi provvisorie. Al Comune di Marsala, a quanto pare, va bene così. Forse per l’apertura se ne parlerà nel 2017.



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