La storia è sempre la stessa: lo Stato pretende dai sindaci e dagli amministratori locali coraggio e abnegazione, ma è pronto solo a parole a supportarli, almeno nei fatti. E non c’è da stupirsi se Angelo Cambiano, primo cittadino di Licata (comune dell’Agrigentino), si sia deciso a gettare la spugna dopo aver intrapreso una lotta senza quartiere contro l’illegalità e l’abusivismo nel suo comune.
Pochi mesi fa, proprio per la sua determinazione, il sindaco è stato oggetto di minacce e intimidazioni, tanto da essere costretto a vivere sotto scorta. Adesso Cambiano si chiede come mai lo Stato sia tanto prodigo nel dispensare attestati di solidarietà e molto meno nel garantire concretamente la serenità di un territorio, ad esempio imponendo ovunque – e non solo a Licata – che le demolizioni degli immobili abusivi vengano effettuate subito e non dopo 20 anni.
Il messaggio è chiaro: se un sindaco viene lasciato solo nell’opera di bonifica di un territorio dall’illegalità diventa un bersaglio mobile con il vuoto intorno. Perché le battaglie in Sicilia le fanno in pochi, tutti gli altri preferiscono commentarle.
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