Urla, minacce, aggressioni contro i medici e gli infermieri. Talvolta qualcuno tira fuori un coltello, altre volte invece bastano le mani. Il far west scoppia per un nonnulla all’interno delle affollatissime sale d’aspetto dei Pronto soccorso catanesi. Appena ieri l’ultimo episodio al Vittorio Emanuele.
I motivi sono spesso banali: c’è si si annoia ad attendere; chi pretende di essere visitato prima degli altri, anche se ha solo un’unghia incarnita. Poi ci sono i mafiosetti per vocazione e i bulli di quartiere, che minacciano preventivamente i medici di spiacevoli conseguenze se il proprio parente non dovesse essere curato nel migliore dei modi. Non c’è da stupirsi se il personale medico grida all’emergenza, oltretutto da quando i presìdi di polizia sono praticamente scomparsi e c’è solo da pregare il buon Dio perché arrivi subito la pattuglia quando scoppia il finimondo.
In questo caso è inutile prendersela solo con l’Amministrazione locale o con lo Stato che non investono in sicurezza. È tutta una questione di subcultura, che vista da fuori appare ridicola nella sua brutalità. Perché, diciamolo con franchezza, una parte della popolazione sicula ancora non si è evoluta dall’età delle scimmie.