In questi giorni impazza sul web la vicenda di un ragazzino di 11 anni affetto da una forma grave di autismo, al quale un sacerdote di Rometta (comune del Messinese) avrebbe negato la prima comunione chiedendo ai familiari di “aspettare che capisca prima il senso del sacramento”.
A denunciare il fatto, dapprima sui social network e poi sulla stampa locale, sono stati proprio i parenti del bambino, suscitando chiaramente una sfilza di polemiche. Il parroco, interpellato dalla stampa, ha fatto marcia indietro sulla vicenda, arrivando al punto di smentire parzialmente le sue stesse, presunte, dichiarazioni. Certo è che nel caso in cui le cose fossero andate esattamente così dovremmo ammettere che una parte del clero interpreti la carità di Dio con i parametri dell’antica Sparta.
Non è questa la Chiesa in cui credo: perché la Chiesa dei poveri è soprattutto quella degli ammalati e dei sofferenti. E se un sacerdote non è in grado di capire che un bimbo disabile è meritevole più di tutti gli altri di ricevere un sacramento, molto probabilmente non è degno lui di amministrarlo.